Gianluca Tino

Tra pochi giorni Gianluca Tino presenterà il suo “Proposta di Manicomio” sul palco dell’Incubatore del Salone del Libro di Torino.

Intanto approfittiamo di questa intervista per conoscere meglio lui e il suo romanzo.

Inauguriamo così la nostra rubrica dedicate alle interviste con i nostri autori.

 

Gianluca, spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.

Nonostante abbia una buona capacità di sintesi è veramente difficile rispondere alla tua domanda, dato che le cose che amo fare nella vita sono davvero tante!
Diciamo che uno dei tratti principali del mio carattere è una forte curiosità, che mi spinge ad approfondire nuovi argomenti e nuovi modi per esprimere chi sono. La scrittura, in fondo, è una delle arti attraverso cui si può entrare in relazione con gli altri.
Da ragazzo comunicavo anche con la musica, ma a dirti la verità a suonare la chitarra non ero granché. Scrivere mi riesce sicuramente meglio, e in futuro chissà, magari appendo la penna al chiodo e mi metto a dipingere 

Hai pubblicato Proposta di manicomio, come ti è venuta l’idea? Perché hai scelto questo titolo?

L’idea mi è venuta sul divano mentre vedevo “Wag the dog”, un film con De Niro e Dustin Hoffman,
Si tratta di una pellicola secondo me molto sottovalutata, che tratta in modo allo stesso tempo ironico e realistico quello che è anche il tema principale del romanzo, ovvero la manipolazione che i media attuano nei nostri confronti. L’altra opera che ha ispirato Proposta di manicomio (il motivo per cui si chiama così non posso dirtelo, altrimenti svelo il finale!) è un libro di Ammaniti, “Che la festa cominci”.
Un romanzo che apprezzo particolarmente, sia per lo stile di scrittura che per la vena paradossale che lo attraversa dall’inizio alla fine.

Il protagonista del tuo libro è Arturo Frinolli, uno stagista relegato da mesi alle macchine fotocopiatrici che cerca di farsi strada a tutti i costi. C’è qualcosa di autobiografico in questa storia?

In realtà c’è qualcosa di me in tutti i personaggi principali della storia, che sono tre. Presi singolarmente non mi assomigliano, ma in ognuno di loro è presente una mia caratteristica.
Nel caso di Frinolli ce ne sono due. Una è la creatività, che il nostro stagista, come del resto il sottoscritto, non utilizza sempre a ragion veduta! La seconda è la capacità di non prendersi troppo sul serio e di trovare il lato divertente delle varie situazioni, anche le più spinose.

Senza svelare troppo del romanzo, che comunque non è un giallo, possiamo dire che lascia un bel po’ di amaro in bocca. Qual è il messaggio che dobbiamo trarne?

Questa è una domanda davvero interessante, che riguarda il rapporto che ognuno di noi decide di avere con i mezzi di comunicazione. Un tema che, lavorando per Canale 5 da molti anni, conosco abbastanza bene.
Il libro in realtà non vuole dare in modo esplicito una ricetta per relazionarsi in modo corretto con i mass media. Leggendo tra le righe, però, credo che la paradossale parabola di Arturo Frinolli ci dimostri che chi si siede acriticamente davanti al piccolo schermo, e non si sforza di comprendere alcune dinamiche della comunicazione televisiva, rischia davvero di essere preso in giro dalla mattina alla sera.

Tra pochi giorni presenterai la tua opera all’Incubatore - Salone del libro di Torino. Cosa ti aspetti da questa esperienza?

Beh, non vedo l’ora! Non essendo un esordiente ho già fatto altre presentazioni, ma sono davvero curioso di salire un palcoscenico così importante. E ringrazio la mia casa editrice per questa opportunità.

La nostra intervista è finita ma ti concediamo cinque righe per spiegare a chi ci segue perché non può assolutamente perdere “Proposta di manicomio”.

Guarda, senza falsa modestia ti dico che il mio libro ha due punti di forza.
Il primo è l’idea iniziale, in grado di innescare a cascata eventi sempre più difficili da controllare per i protagonisti.
Il secondo è lo stile di scrittura, che a detta di quelli che lo hanno letto è rapido e “affilato”. Ce ne sarebbero anche altri, ma le cinque righe sono finite!