INTERVISTA DEL MARTEDI: GIANCARLO BUFACCHI SI RACCONTA...


Giancarlo Bufacchi, vincitore della prima edizione del concorso "Uno, nessuno e centomila... Autori", con il romanzo IL TRIO LESCANO E IL MISTERO DEL GATTO, ci racconta la sua storia...

Può raccontarci brevemente la sua vita?

Nacqui quasi all’inizio della seconda guerra mondiale, per cui l’infanzia e l’adolescenza furono influenzate dal generale clima di tragedia prima, e di speranza in un futuro migliore poi. Vita del tutto normale, naturalmente considerando il momento storico: era ancora l’epoca dell’indice dei libri proibiti. Svolta mentale ovviamente negli anni del liceo. Le letture giovanili – Verne, Salgari, London, Sabatini, Poe, Leroux, Dumas – produttivo il salto agli Americani, agli scrittori italiani del dopoguerra, ai francesi ed ai russi. Poi la beat geration da Kerouak a Ferlinghetti. Amavo il jazz più del rock aspettando che la musica italiana svecchiasse.

Università e lavoretti in contemporanea: quindi l’inizio di letture più impegnative – i tedeschi da Goethe in poi e un tentativo di capire Proust – abbastanza disorganiche. Passione per Chopin, Debussy, Grieg ma anche per Gershwin, Malher e Bach. Glenn Gould con le Variazioni Golberg mi lasciò segni profondi. Vita normale. Poi il grande amore della vita. Laurea, lavoro, figlia, nipoti. Vita normale. Normali problemi, normali soluzioni.

Come e quando ha iniziato a scrivere?

Inizio precoce stroncato dall’esimio Professore di lettere. Mi sfogo nella pittura e nella fotografia. Covava però l’esigenza di narrare. L’occasione venne quando, per coincidenze inattese, accadde che svolgessi il lavoro dello scrittore nascosto: solo scene e dialoghi di Diabolik e del Grande Bleck. Sopperivo con la fresca fantasia all’esaurimento del titolare e del sottotitolare. Passarono gli anni. Pubblicai una storia per un editore romano poi il lavoro soffocò le velleità artistiche. Ma scrivere divenne ben presto un’esigenza quotidiana.

Quali sono stati i suoi modelli di riferimento letterari?

Fui influenzato, dagli americani ma ancor prima da Camus. Apprezzai Simenon dal quale trassi il piacere dell’indagine, Chandler per il disincanto, Ellery Queen per la capacità di creare meccanismi impeccabili. Amai Pasolini per la sua crudezza antropologica e la sua libertà di giudizio. Lo stesso accadde per i siciliani: Sciascia, Consolo, Bufalino, Bonaviri in particolare.

Il libro, o l’autore, che le ha cambiato la vita. Oppure quello che rilegge nei momenti più difficili.

Lo scrittore che più ha pesato positivamente nella mia vita è Marcel Proust. Immenso e labirintico è lo scrittore che maggiormente ha saputo scendere nel profondo della psiche. Rileggerlo, anche se di esso nulla o quasi viene riversato in quel che scrivo – per pudore forse o per coscienza del limite – è sempre formativo; anche in età avanzata.

Come è nata l’idea del libro pubblicato da Autori Ebook?

Non è semplice dare risposta rapida. Tutte le mie storie nascono dalla osservazione della realtà ma non sono scientificamente programmate. Scatta una molla, spesso notturna, e la vicenda si forma nel cervello. Spesso essa si presenta completa e dettagliata. Tutto è logico e consequenziale. Compreso il finale.

Ci racconti, brevemente, la trama:

Quello che accade al Dottor Ferri, sin dalla prima telefonata minatoria che gli promette un prossimo decesso sulle note di una famosa canzoncina, si sviluppa facilmente. Lui, Ferri, sposato con una donna molto bella, troppo giovane, troppo sicura di sé, in seguito alle minacce entra in uno stato di allarme venato spesso d’ansia. Ma quest’ansia non gli impedisce di cercar di scoprire chi sia o chi siano i suoi persecutori. Agisce con attenta intelligenza, ipotizza, analizza, cerca di risolvere. Non trova la soluzione. La vita già non troppo facile a causa dei rapporti familiari e poi anche per l’indurimento di quelli professionali si complica giorno dopo giorno. Nella ricerca del persecutore si avvale prima dell’aiuto di un giovane collega, poi ricorre ad un vecchio amico. Da questo ottiene piena collaborazione e quindi una sorta di rassicurazione. Ma un incidente stradale, alquanto strano, cambia lo scenario. Lui non è più in grado di agire efficacemente. Tutto gli diventa più difficile. Le telefonate minatorie non cessano. Timori ed angosce crescono. Sarà per lui grande sorpresa ( assieme a dolore ) arrivare a sapere chi sia il suo nemico. Ancor maggior sorpresa sarà nello scoprirne il movente.

Come è nato il personaggio principale? A chi si è ispirato?

Ferri (il nome si riferisce ad una persona conosciuta che però non ha nulla a che fare con la storia ma che ha qualche attinenza con i modi e con l’aspetto ) è un signore di mezza età, dirigente d’azienda quasi al culmine della carriera ma in crisi professionale, è sposato ma non proprio felicemente. Lui è metodico, tranquillo, riflessivo, un poco disincantato, legato a certi suoi riti quotidiani, amante del jazz , delle piante grasse, abitudinario nel cibo e sostanzialmente legato alla cucina tradizionale romana, moderato amante del malto, innamorato di Roma e desideroso di tranquillità. A causa del matrimonio si trova a dover lottare, per conservare almeno una parte delle sue antiche abitudini, con una moglie un poco dispotica e con una cameriera italo-cinese che pare godere a contrastarlo.

Qual è la forza del suo libro?

La storia non ha caratteristiche granguignolesche. Al contrario vive su note ironiche e spesso divertenti. L’incubo delle telefonate minatorie sembra alleviarsi, se pur con una nota di sottile sadismo,nel motivo musicale ( prima uno e poi un secondo differente) e nella storpiatura dei versi. Tutto è descritto attraverso il filtro della lievità e della ironia sottile, alleviato dalla descrizione della vita quotidiana, delle persone con le loro caratteristiche e manie, dei luoghi e degli oggetti , delle luci e dei colori. Eppure, a conti fatti si tratta di un giallo con la qualità della soluzione sorprendete che però non è il finale della storia. Anche questo sorprende ed incuriosisce lasciando in piedi un interrogativo inquietante. Il finale quindi risulta aperto. La storia è conclusa? Apparentemente si. E se così non fosse?

La narrazione ha però a tutti gli effetti le caratteristiche di un film, forse con atmosfere alla Woody Allen che possono ricordare il famoso Macht Point.

Perché ha scelto di pubblicare con una casa editrice digitale?

Perché pubblicare per una casa editrice digitale? Inizialmente non ho elaborato un calcolo o una strategia. Però mi è sembrato opportuno usare un mezzo abbastanza nuovo, capace di svincolarsi dalle pastoie di un sistema editoriale appesantito da una eccessiva quantità di prodotto estremamente futile ed una parossistica ricerca del cosiddetto best seller reso (forse illusoriamente) tale dai nomi di autori conosciuti per attività e funzioni che nulla hanno a che fare con il mondo della narrazione. Credo che una casa editrice digitale come Autori Ebook possa permettere la diffusione efficace di prodotti interessanti attraverso scelte intelligenti e tanto ma tanto accurato lavoro di informazione. Il futuro riserverà piacevoli sviluppi.