| INTERVISTA DEL MARTEDI: UGO SESTIERI SI RACCONTA... |
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Ugo Sestieri, autore de " La congettura di Syracuse" , finalista della prima edizione del concorso "Uno, nessuno e centomila ... Autori" ci racconta la sua storia...
Può raccontarci brevemente la sua vita?
Sono nato nel 1946 a Montevideo dove mio padre, ebreo, era emigrato nel 1938 in seguito alle aberranti leggi sulla razza. Dal 1956 vivo a Roma dove ho trascorso tutta la mia vita. Ho avuto la fortuna di frequentare l’università in anni cruciali per il nostro paese e per l’Europa, gli anni intorno al1968 che, nel bene e nel male, tanto hanno influenzato un’intera generazione Per oltre un trentennio ho insegnato matematica (mia grande passione) nelle scuole superiori, in istituti professionali di paese e di periferia che hanno contribuito alla mia formazione e mi hanno fatto vivere e conoscere situazioni e realtà spesso molto difficili. Nel 2006 ha fondato, insieme ad un gruppo di giovani volontari, l’’Associazione INsensINverso che si occupa dell’accoglienza dei migranti e organizza e svolge corsi d’italiano per stranieri nel XV Municipio di Roma: i problemi e i drammi dell’emigrazione, il confronto quotidiano con gli stranieri che cercano nel nostro paese un’esistenza migliore sono, oggi, il filo conduttore della mia vita. A loro ho dedicato il mio romanzo “Estrella”, pubblicato nel 2011 per la casa editrice Gorée: storie di migranti di oggi che procedono parallele a quella di un giovane ebreo fuggito dall’Italia nel secolo scorso. Nel corso degli anni ho pubblicato altri tre romanzi. “La bicicletta rossa” (Montedit, 1997): trent’anni della storia d’Italia, dal 1966 al 2000, a bordo di una magica bicicletta rossa; “Libero arbitrio” (Valter Casini Editore, 2005): uno scrittore e i suoi personaggi, l’esistenza di un uomo che si fonde con quella delle sue “creature” immaginarie; “La Congettura di Syracuse”(Autori Ebook, ottobre 2013).
Come e quando ha iniziato a scrivere?
Ho sempre scritto: inventare storie, creare mondi, dare vita a donne e uomini che leggono la realtà con occhi diversi dai miei mi ha sempre affascinato e incuriosito. In modo sistematico, ho cominciato a scrivere una quindicina di anni fa… Un giorno andavo al lavoro in bicicletta (il mio mezzo di locomozione da sempre) e nel guardare il contachilometri che segnava 1966 chilometri, mi è tornato in mente un avvenimento cruciale di quell’anno: l’alluvione di Firenze. Tornato a casa ho cominciato a scrivere di quell’anno, poi dei successivi. Così è nato il mio primo romanzo: La bicicletta rossa.
Quali sono stati i suoi modelli di riferimento letterari? Potrei rispondere con nomi altisonanti, ma non sarebbe vero. Da giovanissimo ho amato Verga e Manzoni, poi mi sono innamorato di Asimov e Philp H. Dick, di Carroll e la sua “Alice nel paese delle meraviglie” che ho letto come un romanzo matematico, Umberto Eco con il “Nome della Rosa” mi ha conquistato. Però il libro che mi ha più colpito, che in qualche modo mi ha cambiato, è stato “Vita” di Melania Mazzucco
Qual è il libro che adesso ha sul comodino?
“L’amico immaginario” di Matthew Dicks, una storia molto particolare che parla di bambini e degli amici creati dalla loro fantasia, amici immaginari che tutti abbiamo avuto e che ognuno di noi, quando è diventato grande, ha fatto spietatamente morire.
Il libro, o l’autore, che le ha cambiato la vita. Oppure quello che rilegge nei momenti difficili. L’ho accennato prima: “Vita” di Melania Mazzucco con i suoi migranti italiani dell’inizio del secolo scorso, con le loro vite difficilissime, con il razzismo degli americani per niente diverso da quello di noi italiani del 2000. L’uso che Mazzucco fa della lingua italiana rende poi le storie ancora più vere e credibili. “Vita” è stato uno degli stimoli più importanti nella scelta di fondare l’associazione INsensINverso: trasformare la conoscenza della lingua in uno strumento di emancipazione per i migranti, uno strumento fondamentale per conoscere e difendere i loro diritti è oggi per me un fatto, una “verità” indiscutibile.
Come è nata l’idea del libro pubblicato da Autori Ebook? L’idea “colpevole” è stata la matematica che troppo spesso viene insegnata in modo arido e freddo, è stata l’amore per i numeri e i loro segreti che, come affermava Pitagora, sono alla base di ogni cosa. M’intrigava l’idea di scrivere un romanzo in cui i numeri fossero il filo conduttore di una storia solo apparentemente fantastica.
Ci può raccontare brevemente la trama?
Un terrorista innamorato dei numeri, quattro sconosciuti e un professore in pensione imprigionati in un bar nel centro di Roma, una misteriosa Confraternita, una congettura matematica mai dimostrata, centododici frammenti di un dipinto… Cinque interminabili giorni per sciogliere un enigma impossibile.
Com'è nato il personaggio principale? A chi si è ispirato?
Due sono i personaggi principali: Riccardo Ferranti, terrorista matematico folle per la morte della moglie e del figlio in seguito ad un attentato, e Matteo Nucci, professore in pensione geniale ed eccentrico convinto che l’unico linguaggio universale sia quello dei numeri. Riccardo Ferranti è reale, rappresenta i miei studenti migliori, quelli rari e un po’ folli che sono divorati dalla curiosità per concetti e astrazioni incomprensibili ai più. Come la Congettura di Syracuse. Anche Matteo Nucci è reale, l’ho conosciuto molti anni fa quando, studente universitario, studiavo in biblioteca: un vecchio e singolare professore che si sedeva sempre allo stesso posto e scriveva ininterrottamente su grandi quaderni dalla copertina nera. Non gli ho mai parlato, ma non era necessario perché solo il vederlo chino sui quaderni, sereno e a suo modo felice, regalava a noi studenti emozioni insolite, nuove, ci trasmetteva curiosità, amore disinteressato per i libri e per le loro storie.
Qual è la forza del suo libro?
Due, credo, sono i punti di forza del mio romanzo.Innanzitutto i numeri e le curiosità che nascondono, in secondo luogo, ma non meno importanti, le dinamiche di comportamento di cinque ostaggi ed un terrorista impazzito rinchiusi dentro un bar: le complicità, l’odio, l’amicizia, l’intolleranza e la tenerezza che s’instaurano tra loro e con il loro carnefice.
Perché ha scelto di pubblicare con una casa editrice digitale?
Perché è una sfida a quelli che si ostinano a parlare di “odore delle pagine”, di “insostituibile piacere che si prova a sfogliare un libro di carta” dimenticando che un ebook è solo un comodo strumento per leggere e non deve necessariamente sostituire il libro di carta. Tutt’altro. Io, personalmente, se m’innamoro di un romanzo digitale lo compro immediatamente e gli regalo uno spazio nella mia libreria.
E poi perché ho avuto la possibilità di conoscere le donne di Autori Ebook, di constatare la loro professionalità (raramente riscontrata in precedenza in altre case editrici importanti o meno), di apprezzare il loro entusiasmo nell’affrontare una prova sicuramente difficile in un settore in crisi come quello dell’editoria e, più in generale, della cultura nel nostro paese. |


